Nell’Europa degli anni ’50, a pochi anni dalla fine della II guerra mondiale, le selezioni locali di patata cominciarono ad essere sostituite da varietà più produttive (Carputo et al. 2006), in grado di rispondere meglio alle crescenti necessità alimentari di una popolazione con elevati tassi di crescita. In quegli anni il mercato era particolarmente attento alle rese per ettaro e al reddito agricolo, piuttosto che alla qualità e alla sicurezza dei prodotti agricoli; le varietà locali sopravvissero solo per motivi di ordine personale ed affettivo e alla caparbia volontà di qualche nostalgico agricoltore particolarmente legato alle tradizioni alimentari. In questi ultimi anni, viceversa, si è assistito ad una crescente attenzione per le antiche varietà da parte di numerosi consumatori avversi al crescente appiattimento del gusto, e pertanto pronti a riscoprire e rivalutare i sapori tradizionali (Toledo and Burlingame, 2006). Oltre a contribuire ad un consumo consapevole, le antiche varietà si sono dimostrate anche un esempio concreto di valorizzazione economica del territorio (Bartoli et al., 2006, Tedone et al., 2008), come è avvenuto per la patata rossa di Cetica, per la lenticchia di Castelluccio di Norcia, il peperone di Senise ed il fagiolo di Sarconi, la cipolla rossa di Tropea e per molti altri prodotti tradizionali. In considerazione delle crescenti esigenze alimentari della popolazione mondiale e dei cambiamenti climatici in atto, le antiche varietà sono una fondamentale risorsa genetica per la ricerca attuata per migliorare e stabilizzare le produzioni vegetali (Singh and Kaur, 2009).Il presente progetto di ricerca ha fornito una approfondita caratterizzazione della patata Turchesca e del suo ambiente di coltivazione. L’antica varietà mostra una propria peculiarità genetica, morfologica e spettro-radiometrica, agronomica, e della qualità dei tuberi. Le particolari relazioni tri-trofiche (la comunicazione chimica fra insetti e piante in un dato ambiente) emerse dallo studio entomologico e l’indagine genetica hanno evidenziato la presenza di virus in grado di penalizzare la risposta produttiva della Turchesca. Le analisi tecnologiche evidenziano l’attitudine della Turchesca nei processi di trasformazione con calore e con alte percentuali di umidità, quali impasti e prodotti di V gamma. Si auspica venga avviato un programma di risanamento basato su procedure di termoterapia combinate alla coltura in vitro dei meristemi apicali, per esaltare le potenzialità produttive e qualitative di questa varietà, che in linea teorica presenta perdite di produzione fino all’80%. Alla fase di risanamento dovranno seguire alcune pratiche agronomiche fondamentali per ridurre il rischio di infezione: utilizzare tuberi-seme sani e certificati ai sensi della normativa fitosanitaria vigente; eliminare le piante spontanee ed i residui di tuberi di colture precedenti; adottare idonee rotazioni colturali; estirpare e bruciare le piante sicuramente infette. Il controllo in campo di tali virosi dovrà essere diretto anche ai loro vettori, favorendo lo sviluppo di frangivento e siepi. Sulla base di quanto già attuato in altre regioni e con altri prodotti vi è la possibilità di creare una associazione di agricoltori per promuovere e commercializzare l’antica varietà Turchesca. Questo consentirebbe la certificazione di ogni fase produttiva (dalla semina del tubero-seme alla vendita delle patate) ed un ciclo di filiera corto con i soci che conferiscono le patate coltivate direttamente al consorzio, il quale si occupa della cernita e del confezionamento in sacchetti chiusi con l’etichetta. Il Consorzio gestirebbe anche la fase della vendita e della consegna e spedizione ai rivenditori e ristoratori. I soci parteciperebbero inoltre a fiere e mercati locali, dove potranno effettuare anche la vendita diretta. Alla fine del percorso di caratterizzazione si auspica di riuscire ad aggiornare l’elenco MIPAF e Slow Food con la Patata Turchesca. Il Comune di Pesche potrebbe seguire l’esempio toscano, ponendosi l’obiettivo di:  risanare il tubero con procedure di termoterapia combinate alla coltura in vitro dei meristemi apicali, per esaltare le potenzialità produttive;  produrre il tubero seme localmente;  far redigere il disciplinare di produzione;  costituire un consorzio della Turchesca, per controllare tutte le fasi della filiera al fine di certificare il prodotto e la sua commercializzazione sui mercati regionali e nazionali. Si confida che il presente studio possa contribuire a salvare la Turchesca dal pericolo di estinzione, e possa favorire la sua coltivazione fuori degli attuali confini giustificando la creazione di un consorzio per la valorizzazione e commercializzazione dell’antica varietà. La Turchesca potrebbe divenire non solo un logo per il comune di Pesche ma anche una fonte di reddito se il prodotto diviene una commodity di pregio commercializzati all’estero in punti vendita enogastronomici.

Studi interdisciplinari su una antica varietà locale di patata: la Turchesca

ALVINO, Arturo;MARINO S.
2010-01-01

Abstract

Nell’Europa degli anni ’50, a pochi anni dalla fine della II guerra mondiale, le selezioni locali di patata cominciarono ad essere sostituite da varietà più produttive (Carputo et al. 2006), in grado di rispondere meglio alle crescenti necessità alimentari di una popolazione con elevati tassi di crescita. In quegli anni il mercato era particolarmente attento alle rese per ettaro e al reddito agricolo, piuttosto che alla qualità e alla sicurezza dei prodotti agricoli; le varietà locali sopravvissero solo per motivi di ordine personale ed affettivo e alla caparbia volontà di qualche nostalgico agricoltore particolarmente legato alle tradizioni alimentari. In questi ultimi anni, viceversa, si è assistito ad una crescente attenzione per le antiche varietà da parte di numerosi consumatori avversi al crescente appiattimento del gusto, e pertanto pronti a riscoprire e rivalutare i sapori tradizionali (Toledo and Burlingame, 2006). Oltre a contribuire ad un consumo consapevole, le antiche varietà si sono dimostrate anche un esempio concreto di valorizzazione economica del territorio (Bartoli et al., 2006, Tedone et al., 2008), come è avvenuto per la patata rossa di Cetica, per la lenticchia di Castelluccio di Norcia, il peperone di Senise ed il fagiolo di Sarconi, la cipolla rossa di Tropea e per molti altri prodotti tradizionali. In considerazione delle crescenti esigenze alimentari della popolazione mondiale e dei cambiamenti climatici in atto, le antiche varietà sono una fondamentale risorsa genetica per la ricerca attuata per migliorare e stabilizzare le produzioni vegetali (Singh and Kaur, 2009).Il presente progetto di ricerca ha fornito una approfondita caratterizzazione della patata Turchesca e del suo ambiente di coltivazione. L’antica varietà mostra una propria peculiarità genetica, morfologica e spettro-radiometrica, agronomica, e della qualità dei tuberi. Le particolari relazioni tri-trofiche (la comunicazione chimica fra insetti e piante in un dato ambiente) emerse dallo studio entomologico e l’indagine genetica hanno evidenziato la presenza di virus in grado di penalizzare la risposta produttiva della Turchesca. Le analisi tecnologiche evidenziano l’attitudine della Turchesca nei processi di trasformazione con calore e con alte percentuali di umidità, quali impasti e prodotti di V gamma. Si auspica venga avviato un programma di risanamento basato su procedure di termoterapia combinate alla coltura in vitro dei meristemi apicali, per esaltare le potenzialità produttive e qualitative di questa varietà, che in linea teorica presenta perdite di produzione fino all’80%. Alla fase di risanamento dovranno seguire alcune pratiche agronomiche fondamentali per ridurre il rischio di infezione: utilizzare tuberi-seme sani e certificati ai sensi della normativa fitosanitaria vigente; eliminare le piante spontanee ed i residui di tuberi di colture precedenti; adottare idonee rotazioni colturali; estirpare e bruciare le piante sicuramente infette. Il controllo in campo di tali virosi dovrà essere diretto anche ai loro vettori, favorendo lo sviluppo di frangivento e siepi. Sulla base di quanto già attuato in altre regioni e con altri prodotti vi è la possibilità di creare una associazione di agricoltori per promuovere e commercializzare l’antica varietà Turchesca. Questo consentirebbe la certificazione di ogni fase produttiva (dalla semina del tubero-seme alla vendita delle patate) ed un ciclo di filiera corto con i soci che conferiscono le patate coltivate direttamente al consorzio, il quale si occupa della cernita e del confezionamento in sacchetti chiusi con l’etichetta. Il Consorzio gestirebbe anche la fase della vendita e della consegna e spedizione ai rivenditori e ristoratori. I soci parteciperebbero inoltre a fiere e mercati locali, dove potranno effettuare anche la vendita diretta. Alla fine del percorso di caratterizzazione si auspica di riuscire ad aggiornare l’elenco MIPAF e Slow Food con la Patata Turchesca. Il Comune di Pesche potrebbe seguire l’esempio toscano, ponendosi l’obiettivo di:  risanare il tubero con procedure di termoterapia combinate alla coltura in vitro dei meristemi apicali, per esaltare le potenzialità produttive;  produrre il tubero seme localmente;  far redigere il disciplinare di produzione;  costituire un consorzio della Turchesca, per controllare tutte le fasi della filiera al fine di certificare il prodotto e la sua commercializzazione sui mercati regionali e nazionali. Si confida che il presente studio possa contribuire a salvare la Turchesca dal pericolo di estinzione, e possa favorire la sua coltivazione fuori degli attuali confini giustificando la creazione di un consorzio per la valorizzazione e commercializzazione dell’antica varietà. La Turchesca potrebbe divenire non solo un logo per il comune di Pesche ma anche una fonte di reddito se il prodotto diviene una commodity di pregio commercializzati all’estero in punti vendita enogastronomici.
2010
978-1-4457-4197-0
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