L’incremento dell’altitudine ha avuto effetti negativi sulla coltura di malva rispetto agli ambienti di pianura. E’ stato evidenziato, infatti, un decremento della resa per ettaro, del peso secco della pianta e dell’efficienza fotosintetica. Un ulteriore approfondimento di carattere ecofisiologico, ha permesso di discutere i risultati agronomici anche dal punto di vista del movimento di CO2 nella foglia, della quantità di CO2 nei diversi comparti del mesofillo fogliare e dell’attività di enzimi quali la Rubisco. L’ambiente più produttivo è risultato quello di pianura dove le rese sono aumentate di circa il 280% rispetto al sito di Agnone meno produttivo. I maggiori vantaggi negli ambienti costieri potrebbero essere ricercati nei parametri pedo-climatici in grado di assicurare alla pianta condizioni di sviluppo ottimali per garantire un buon metabolismo fotosintetico e una corretta gestione delle risorse idriche presenti nel suolo. Il buon risultato in termini di resa è supportato da un analogo risultato in termini di accumulo di sostanza secca per pianta. Le misure ecofisiologiche e biochimiche chiariscono le motivazioni metaboliche alla base del grande successo degli ambienti pianeggianti. Dall’analisi dei dati riguardanti la fotosintesi, la conduttanza stomatica, la conduttanza del mesofillo e l’attività della Rubisco si evince un grosso coinvolgimento del metabolismo primario giustificato dal grande incremento percentuale del valore di fotosintesi rispetto al sito meno produttivo di Agnone. L’incremento di fotosintesi è connesso essenzialmente a due fattori: alla maggior quantità di CO2 capace di entrare nella foglia e di raggiungere il sito della Rubisco (aumento sia della conduttanza stomatica che mesofillica) e alla maggior organicazione della CO2 ad opera dell’attività della Rubisco.

Risposta Produttiva ed Ecofisiologica all’Ambiente di Coltivazione della Malva sylvestris L

DELFINE, Sebastiano;
2010-01-01

Abstract

L’incremento dell’altitudine ha avuto effetti negativi sulla coltura di malva rispetto agli ambienti di pianura. E’ stato evidenziato, infatti, un decremento della resa per ettaro, del peso secco della pianta e dell’efficienza fotosintetica. Un ulteriore approfondimento di carattere ecofisiologico, ha permesso di discutere i risultati agronomici anche dal punto di vista del movimento di CO2 nella foglia, della quantità di CO2 nei diversi comparti del mesofillo fogliare e dell’attività di enzimi quali la Rubisco. L’ambiente più produttivo è risultato quello di pianura dove le rese sono aumentate di circa il 280% rispetto al sito di Agnone meno produttivo. I maggiori vantaggi negli ambienti costieri potrebbero essere ricercati nei parametri pedo-climatici in grado di assicurare alla pianta condizioni di sviluppo ottimali per garantire un buon metabolismo fotosintetico e una corretta gestione delle risorse idriche presenti nel suolo. Il buon risultato in termini di resa è supportato da un analogo risultato in termini di accumulo di sostanza secca per pianta. Le misure ecofisiologiche e biochimiche chiariscono le motivazioni metaboliche alla base del grande successo degli ambienti pianeggianti. Dall’analisi dei dati riguardanti la fotosintesi, la conduttanza stomatica, la conduttanza del mesofillo e l’attività della Rubisco si evince un grosso coinvolgimento del metabolismo primario giustificato dal grande incremento percentuale del valore di fotosintesi rispetto al sito meno produttivo di Agnone. L’incremento di fotosintesi è connesso essenzialmente a due fattori: alla maggior quantità di CO2 capace di entrare nella foglia e di raggiungere il sito della Rubisco (aumento sia della conduttanza stomatica che mesofillica) e alla maggior organicazione della CO2 ad opera dell’attività della Rubisco.
2010
9788890438714
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/15018
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