La trasformazione creativa (innovazione) non dovrebbe essere immaginata se non come emergente dall’interazione interna (immanente) ai soggetti individuali o inter-individuali, piuttosto che da istanze separate e superiori (trascendenti). Il compito del planning dovrebbe quindi essere quello di rendere percepibili le potenzialità di cambiamento emergenti dall’interazione della molteplicità di detentori di quote di capitale urbano (stakeholder), che includono in pratica la totalità dei soggetti, e di fornire loro validi framework di orientamento e di scambio tra differenti, e spesso inconciliabili, sistemi di ‘valori’. Sono insomma richiesti approcci innovativi all’‘urbano’, per lo più contrastanti con le tradizionali prassi di investimento infrastrutturale, realizzate a scapito dell’investimento in ‘capitale umano’. Per superare la vieta dicotomia tra approcci top-down e bottom-up appare inoltre opportuno far riferimento a un nuovo modello di governance caratterizzato da reti auto-organizzate assimilabili a un fenomeno spontaneo guidato da processi sociali più che da obiettivi politici. A questo modello social di governance fanno riferimento i cosiddetti Living Lab urbani e territoriali, da considerare come veri e propri ecosistemi di agenzie che, interagendo co-creativamente, sembrano poter costituire un utile riferimento per l’integrazione multi scalare dei livelli di governo e che, attraverso la condivisione di un’idea di impresa e/o di una problematica, sembrano anche in grado di produrre concreti effetti di rigenerazione urbano-territoriale.

Per una ricapitalizzazione efficacemente co-creativa dei sistemi territoriali italiani

DE BONIS, Luciano;
2014-01-01

Abstract

La trasformazione creativa (innovazione) non dovrebbe essere immaginata se non come emergente dall’interazione interna (immanente) ai soggetti individuali o inter-individuali, piuttosto che da istanze separate e superiori (trascendenti). Il compito del planning dovrebbe quindi essere quello di rendere percepibili le potenzialità di cambiamento emergenti dall’interazione della molteplicità di detentori di quote di capitale urbano (stakeholder), che includono in pratica la totalità dei soggetti, e di fornire loro validi framework di orientamento e di scambio tra differenti, e spesso inconciliabili, sistemi di ‘valori’. Sono insomma richiesti approcci innovativi all’‘urbano’, per lo più contrastanti con le tradizionali prassi di investimento infrastrutturale, realizzate a scapito dell’investimento in ‘capitale umano’. Per superare la vieta dicotomia tra approcci top-down e bottom-up appare inoltre opportuno far riferimento a un nuovo modello di governance caratterizzato da reti auto-organizzate assimilabili a un fenomeno spontaneo guidato da processi sociali più che da obiettivi politici. A questo modello social di governance fanno riferimento i cosiddetti Living Lab urbani e territoriali, da considerare come veri e propri ecosistemi di agenzie che, interagendo co-creativamente, sembrano poter costituire un utile riferimento per l’integrazione multi scalare dei livelli di governo e che, attraverso la condivisione di un’idea di impresa e/o di una problematica, sembrano anche in grado di produrre concreti effetti di rigenerazione urbano-territoriale.
2014
9788899237004
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