La questione del rapporto tra sport e capitale umano nelle persone con svantaggio fisico, psico-mentale o sensoriale non sembra essere esplorata sia dagli ambiti sociali che in quelli dello sport. Tale vuoto è constatabile anche nelle istituzioni ed organismi riconducibili al mondo della disabilità in genere sia di livello internazionale che europeo. Gli interrogativi posti in merito alle motivazioni dello scarso interesse per lo sport come attività di incremento del capitale umano ha le stesse radici di quelle del rifiuto della riflessione verso la disabilità: il pregiudizio e la mancata sensibilità sociale. Per questo il richiamo è di un maggiore attenzione da parte della pedagogia se non altro per il ruolo che essa ricopre nella società. Inoltre esso è riconducibile allo scarso utilizzo che le persone in situazione di svantaggio fanno della pratica sportiva e che in essi comporta una scarsa valorizzazione e sviluppo della personalità. Anche in questo caso la pedagogia deve contribuire a denunciare alla società questa situazione di ulteriore disparità e discriminazione. Anche la situazione culturale verso questi soggetti ritenuti, almeno fino a qualche anno fa, non adatti alla pratica sportiva oltre che alla fruizione dell’educazione e della formazione e ancor più all’inserimento nel mondo del lavoro è una ulteriore ipotesi che contrasta la considerazione dei benefici individuali e sociali dello sport anche per i soggetti disabili. Al fine di ridurre questi divari dettati da pregiudizi e da atteggiamenti culturali deve essere promosso un lavoro educativo incentrato sulla integrazione anche nell’attività sportiva e non solo nella scuola e nella formazione professionale; solo in questo modo è possibile garantire un più concreto mutamento della mentalità e delle pratiche di vita di questi soggetti. Anche per essi, infatti, lo sport può essere attività di empowerment del sé, di autostima, di creazione di relazioni interpersonali, di inserimento nelle reti sociali e finanche di integrazione lavorativa proprio in quanto il soggetto con disabilità è detentore di capitale umano.

Sport e capitale umano nelle persone svantaggiate

Refrigeri L.
2007-01-01

Abstract

La questione del rapporto tra sport e capitale umano nelle persone con svantaggio fisico, psico-mentale o sensoriale non sembra essere esplorata sia dagli ambiti sociali che in quelli dello sport. Tale vuoto è constatabile anche nelle istituzioni ed organismi riconducibili al mondo della disabilità in genere sia di livello internazionale che europeo. Gli interrogativi posti in merito alle motivazioni dello scarso interesse per lo sport come attività di incremento del capitale umano ha le stesse radici di quelle del rifiuto della riflessione verso la disabilità: il pregiudizio e la mancata sensibilità sociale. Per questo il richiamo è di un maggiore attenzione da parte della pedagogia se non altro per il ruolo che essa ricopre nella società. Inoltre esso è riconducibile allo scarso utilizzo che le persone in situazione di svantaggio fanno della pratica sportiva e che in essi comporta una scarsa valorizzazione e sviluppo della personalità. Anche in questo caso la pedagogia deve contribuire a denunciare alla società questa situazione di ulteriore disparità e discriminazione. Anche la situazione culturale verso questi soggetti ritenuti, almeno fino a qualche anno fa, non adatti alla pratica sportiva oltre che alla fruizione dell’educazione e della formazione e ancor più all’inserimento nel mondo del lavoro è una ulteriore ipotesi che contrasta la considerazione dei benefici individuali e sociali dello sport anche per i soggetti disabili. Al fine di ridurre questi divari dettati da pregiudizi e da atteggiamenti culturali deve essere promosso un lavoro educativo incentrato sulla integrazione anche nell’attività sportiva e non solo nella scuola e nella formazione professionale; solo in questo modo è possibile garantire un più concreto mutamento della mentalità e delle pratiche di vita di questi soggetti. Anche per essi, infatti, lo sport può essere attività di empowerment del sé, di autostima, di creazione di relazioni interpersonali, di inserimento nelle reti sociali e finanche di integrazione lavorativa proprio in quanto il soggetto con disabilità è detentore di capitale umano.
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