Mosso dall’idea di rendere volgare la scienza, Alessandro Piccolomini commentava e trasferiva nella « bella lingua italiana » i trattati antichi. Analizzando i compendi, le parafrasi e le traduzioni allestiti in quarant’anni di attività di studioso e divulgatore, si possono delinare le sue idee riguardo al volgare, le quali rappresentano uno degli aspetti della cinquecentesca « questione della lingua ». Perciò sono particolarmente accurate e significative le proposte da lui formulate nelle dedicatorie e nelle lettere "Ai lettori" sulle modalità della resa dei concetti scientifici e filosofici. E la sua riflessione teorica intorno alla traduzione affidata all’"Epistola del modo del tradurre", che introduce la versione volgare della "Poetica" del 1572, si configura come un trattato di spicco all’interno del dibattito linguistico cinquecentesco. Grazie alla nascita toscana e al soggiorno padovano, studente di filosofia e accademico degli Infiammati, Alessandro Piccolomini sviluppò un’aggiornata e consapevole concezione della lingua come strumento vivo e perfettibile di conoscenza. L’universalità del sapere, quale garanzia del progresso nelle scienze, nelle arti e nelle tecniche, era per lui indissolubilmente legata alla diffusione e alla crescita di una lingua italiana comune, una lingua di cultura accessibile a tutti.

La questione della lingua di Alessandro Piccolomini

SIEKIERA, Anna Maria
2011-01-01

Abstract

Mosso dall’idea di rendere volgare la scienza, Alessandro Piccolomini commentava e trasferiva nella « bella lingua italiana » i trattati antichi. Analizzando i compendi, le parafrasi e le traduzioni allestiti in quarant’anni di attività di studioso e divulgatore, si possono delinare le sue idee riguardo al volgare, le quali rappresentano uno degli aspetti della cinquecentesca « questione della lingua ». Perciò sono particolarmente accurate e significative le proposte da lui formulate nelle dedicatorie e nelle lettere "Ai lettori" sulle modalità della resa dei concetti scientifici e filosofici. E la sua riflessione teorica intorno alla traduzione affidata all’"Epistola del modo del tradurre", che introduce la versione volgare della "Poetica" del 1572, si configura come un trattato di spicco all’interno del dibattito linguistico cinquecentesco. Grazie alla nascita toscana e al soggiorno padovano, studente di filosofia e accademico degli Infiammati, Alessandro Piccolomini sviluppò un’aggiornata e consapevole concezione della lingua come strumento vivo e perfettibile di conoscenza. L’universalità del sapere, quale garanzia del progresso nelle scienze, nelle arti e nelle tecniche, era per lui indissolubilmente legata alla diffusione e alla crescita di una lingua italiana comune, una lingua di cultura accessibile a tutti.
2011
978-2-900478-31-8
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