La presenza di componenti etrusche costituisce parte integrante del popolamento della Campania antica, da sempre sede di complesse interazioni culturali. Il composito quadro culturale della regione è stato in anni recenti riconsiderato in una prospettiva che privilegia la costante interazione e la reciprocità degli apporti tra le diverse componenti del popolamento oltre ai fenomeni di più o meno accentuata egemonia: sebbene le differenze testimoniate dalle fonti letterarie ed epigrafiche siano ampiamente confermate dalla documentazione archeologica, le ultime scoperte e l’analisi dei diversi aspetti della cultura materiale dimostrano il carattere multidimensionale delle realtà campane e dimostra la problematicità delle suddivisioni vigenti. Molte comunità della Campania antica, infatti, per gran parte della loro storia sembrano rientrare a buon diritto nella definizione di cultura ‘meticcia’, proposta da alcuni studiosi a partire dalla recente riflessione antropologica. . La Campania antica rappresenta un campione privilegiato per esaminare questi aspetti attraverso la documentazione archeologica. A partire da queste premesse il testo propone un’analisi degli sviluppi dei principali centri –tra la Prima età del Ferro e la conquista italica della fine del V sec.- attraverso la documentazione archeologica prestando particolare attenzione non solo ai centri tradizionalmente considerati di origine etrusca come Pontecagnano e Capua ma anche alla situazione storico-archeologica di siti quali Fratte e Pompei, valorizzati dalla ricerca degli ultimi anni. Il significato della presenza di aspetti culturali di tipo ’villanoviano’ in Campania è stato oggetto di acceso dibattito. Una prima chiave lettura si basa sulla valutazione prioritaria dell’adesione alle forme ideologiche di tipo villanoviano ed agli aspetti identitari nella cultura materiale come nella struttura degli insediamenti; tale identità appare testimoniata a livello diacronico, oltre che dalle fonti letterarie, dai costanti legami tra Pontecagnano, Capua e l’Etruria nell’evidenza epigrafica e culturale. In questa ipotesi, pertanto, la cd. ‘prima etruschizzazione’ è un fenomeno di colonizzazione, parallelo all’espansione villanoviana nell’Emilia padana, connesso allo spostamento dall’area centrale della penisola di genti interessate ad un popolamento di tipo agricolo ma anche ad acquisire il controllo degli snodi strategici marittimi e fluviali della regione: il popolamento della Prima Età del Ferro costituirebbe senza soluzione di continuità la base dei rapporti con il mondo etrusco in età storica. Al contrario, una seconda lettura non attribuisce agli aspetti culturali di tipo villanoviano un carattere etnico ma suggerisce un simile processo di sviluppo socio-economico all’origine della creazione in Etruria e in Campania di comunità coese e politicamente strutturate, già organizzate in senso protourbano. Le scoperte degli ultimi anni rendono oggi difficile sostenere l’assenza di componenti etrusche non solo nel caso di Pontecagnano, dove all’ evidenza materiale e insediativa si associa l’antichità della straordinaria documentazione epigrafica fin dalla metà del VII sec., ma anche in quello di Capua, alla luce dei risultati forniti dai nuovi scavi nelle necropoli. Tuttavia, la particolare complessità culturale della Campania più che essere letta in termini di contrapposizione etnica, delinea, al contrario, una situazione dialettica e dinamica del popolamento, difficilmente catalogabile allo stato attuale nei suoi molteplici aspetti. La presenza etrusca in Campania nella Prima Età del Ferro piuttosto che indicare un ingente spostamento di genti e l’asservimento o l’acculturazione forzata delle popolazioni locali, va probabilmente considerata una forma di egemonia culturale ad opera di gruppi etrusco-meridionali dotati di un avanzato livello socio-economico e culturale in grado di stimolare, attraverso una ampia integrazione di genti indigene, un processo di riorganizzazione territoriale e concentrazione insediativa di tipo protourbano. Recentissime esplorazioni hanno restituito indizi di una ampia sfera di interazione tra le diverse componenti del popolamento campano all’inizio della Prima Età del Ferro, come documentano da un lato i rinvenimenti di materiali di tipo villanoviano nell’insediamento fluviale di Poggiomarino, nella Valle del Sarno, dall’altro lo scavo di una incinerazione entro pozzetto nella necropoli preellenica di Cuma. La presenza stabile dei greci in Campania arricchisce a Pithekoussai e a Cuma arricchisce e complica il quadro delineato. Gli aspetti culturali di tipo villanoviano nel rituale e nel repertorio materiale che caratterizzano la Prima Età del Ferro di Pontecagnano e Capua sono oggi ben conosciuti, attraverso l’edizione delle principali necropoli e per Capua recentissime scoperte, in primo luogo il sepolcreto del Nuovo Mattatoio . Il periodo tra l' Orien¬talizzante Antico e Medio (ultimo quarto dell' VIII-metà /terzo quarto VII sec.a.C.), rappresenta un momento di straordinaria fioritura, attraverso un'evidenza ampia e ricca restituita soprattutto da Pontecagnano con la straordinaria evidenza offerta dalle tombe ‘principesche’ 926-928 e 4461 (o della “maschera equina”) e ora dalla parziale edizione della tomba della ‘principessa’ 2465, espressione di gruppi gentilizi antagonisti. L’evidenza fornita dalla cultura materiale oggi è comprovata dalla documentazione epigrafica. Proviene da Pontecagnano la più antica iscrizione etrusca in Campania, la prima a documentare nella regione l’adozione della formula onomastica bimembre con l’indicazione di un gentilizio di chiara origine etrusca (‘mi mulu venelasi velchaesi rasuniesi’). La fisionomia della composita cultura materiale configura per Pontecagnano e Capua tra la fine della Prima Età del Ferro e l’Orientalizzante un ruolo di primo piano in ambito tirrenico e mediterraneo: Un secondo snodo cruciale per la storia delle componenti etrusche in Campania è il periodo arcaico, è identificato tradizionalmente con la cd. seconda ‘etruschizzazione’ della Campania. Tale fenomeno può essere oggi considerato manifestazione di una forma diffusa di omologazione culturale piuttosto che un processo di colonizzazione: in questa ottica il termine ‘etruschizzazione’ fa riferimento alla funzione strutturante e al rinnovato ruolo propulsore svolto dalle componenti etrusche in una fase nevralgica per la storia della regione, in cui giunge a compimento il lungo percorso poleogenetico iniziato nel periodo precedente. In modo ancora più evidente rispetto alle fasi più antiche l’apporto etrusco in Campania sembra aver creato le condizioni per l’affermazione di una ‘cultura meticcia’ basata sulla elaborazione di un patrimonio culturale comune che rafforza i legami tra le aristocrazie greche, etrusche e indigene. La profonda integrazione delle èlites, testimoniata dall’evidenza archeologica ed epigrafica, pertanto, sembra travalicare in questa fase le differenze etniche, segnando una tappa fondamentale nel processo di formazione di una identità del mondo campano compiutamente realizzata nel corso del V sec. L’influenza culturale etrusca si manifesta in tre aspetti principali che investono l’intero territorio regionale, al di là dei limiti tradizionalmente assegnati alla componente etrusca in Campania: -un ampio processo di inurbamento e aggregazione insediativa; -l’inizio della produzione locale del bucchero e l’espansione su scala regionale; -la diffusione della scrittura etrusca anche nelle aree di tradizione indigena. In questa temperie si inserisce l’elaborazione di un‘sistema campano’ nell’edilizia pubblica, risultato della sinergia tra componenti etrusche, greche e indigene.. Il processo di urbanizzazione e il rinnovato interesse etrusco verso la Campania si manifestano non soltanto in quei centri che rappresentano la continuità delle componenti etrusche in Campania- Capua e Pontecagnano– ma soprattutto determinano la formazione di una nuova rete di insediamenti in aree precedentemente non urbanizzate: la penisola sorrentina (Sorrento,Vico Equense, Stabiae); l’agro nolano (Nola); la Valle del Sarno, dove l’accentramento urbano avviene nell’ambito di un processo sinecistico che comporta il contemporaneo esaurimento degli antichi villaggi agricoli e fluviali dell’Età del Ferro (S.Marzano, S.Valentino Torio, Poggiomarino) e la riaggregazione nelle città di Nocera e Pompei. E’ stato identificato con l’etrusca Marcina l’insediamento di Fratte di Salerno fondato alla foce dell’Irno, in posizione di controllo di vie marittime e percorsi interni. Nella Campania settentrionale, a partire da Capua - per tutta l’età arcaica la principale città etrusca della Campania - l’ urbanizzazione si estende alle vicine Suessula e Calatia. Come è noto è l'asse Cuma-Capua, simboleggiato nella cultura materiale dal "sistema campano" di rivestimento architettonico a rivestire una importanza determinante nella storia della Campania fino alla conquista italica della fine del V sec.

Gli etruschi in Campania

CUOZZO, Mariassunta
2012-01-01

Abstract

La presenza di componenti etrusche costituisce parte integrante del popolamento della Campania antica, da sempre sede di complesse interazioni culturali. Il composito quadro culturale della regione è stato in anni recenti riconsiderato in una prospettiva che privilegia la costante interazione e la reciprocità degli apporti tra le diverse componenti del popolamento oltre ai fenomeni di più o meno accentuata egemonia: sebbene le differenze testimoniate dalle fonti letterarie ed epigrafiche siano ampiamente confermate dalla documentazione archeologica, le ultime scoperte e l’analisi dei diversi aspetti della cultura materiale dimostrano il carattere multidimensionale delle realtà campane e dimostra la problematicità delle suddivisioni vigenti. Molte comunità della Campania antica, infatti, per gran parte della loro storia sembrano rientrare a buon diritto nella definizione di cultura ‘meticcia’, proposta da alcuni studiosi a partire dalla recente riflessione antropologica. . La Campania antica rappresenta un campione privilegiato per esaminare questi aspetti attraverso la documentazione archeologica. A partire da queste premesse il testo propone un’analisi degli sviluppi dei principali centri –tra la Prima età del Ferro e la conquista italica della fine del V sec.- attraverso la documentazione archeologica prestando particolare attenzione non solo ai centri tradizionalmente considerati di origine etrusca come Pontecagnano e Capua ma anche alla situazione storico-archeologica di siti quali Fratte e Pompei, valorizzati dalla ricerca degli ultimi anni. Il significato della presenza di aspetti culturali di tipo ’villanoviano’ in Campania è stato oggetto di acceso dibattito. Una prima chiave lettura si basa sulla valutazione prioritaria dell’adesione alle forme ideologiche di tipo villanoviano ed agli aspetti identitari nella cultura materiale come nella struttura degli insediamenti; tale identità appare testimoniata a livello diacronico, oltre che dalle fonti letterarie, dai costanti legami tra Pontecagnano, Capua e l’Etruria nell’evidenza epigrafica e culturale. In questa ipotesi, pertanto, la cd. ‘prima etruschizzazione’ è un fenomeno di colonizzazione, parallelo all’espansione villanoviana nell’Emilia padana, connesso allo spostamento dall’area centrale della penisola di genti interessate ad un popolamento di tipo agricolo ma anche ad acquisire il controllo degli snodi strategici marittimi e fluviali della regione: il popolamento della Prima Età del Ferro costituirebbe senza soluzione di continuità la base dei rapporti con il mondo etrusco in età storica. Al contrario, una seconda lettura non attribuisce agli aspetti culturali di tipo villanoviano un carattere etnico ma suggerisce un simile processo di sviluppo socio-economico all’origine della creazione in Etruria e in Campania di comunità coese e politicamente strutturate, già organizzate in senso protourbano. Le scoperte degli ultimi anni rendono oggi difficile sostenere l’assenza di componenti etrusche non solo nel caso di Pontecagnano, dove all’ evidenza materiale e insediativa si associa l’antichità della straordinaria documentazione epigrafica fin dalla metà del VII sec., ma anche in quello di Capua, alla luce dei risultati forniti dai nuovi scavi nelle necropoli. Tuttavia, la particolare complessità culturale della Campania più che essere letta in termini di contrapposizione etnica, delinea, al contrario, una situazione dialettica e dinamica del popolamento, difficilmente catalogabile allo stato attuale nei suoi molteplici aspetti. La presenza etrusca in Campania nella Prima Età del Ferro piuttosto che indicare un ingente spostamento di genti e l’asservimento o l’acculturazione forzata delle popolazioni locali, va probabilmente considerata una forma di egemonia culturale ad opera di gruppi etrusco-meridionali dotati di un avanzato livello socio-economico e culturale in grado di stimolare, attraverso una ampia integrazione di genti indigene, un processo di riorganizzazione territoriale e concentrazione insediativa di tipo protourbano. Recentissime esplorazioni hanno restituito indizi di una ampia sfera di interazione tra le diverse componenti del popolamento campano all’inizio della Prima Età del Ferro, come documentano da un lato i rinvenimenti di materiali di tipo villanoviano nell’insediamento fluviale di Poggiomarino, nella Valle del Sarno, dall’altro lo scavo di una incinerazione entro pozzetto nella necropoli preellenica di Cuma. La presenza stabile dei greci in Campania arricchisce a Pithekoussai e a Cuma arricchisce e complica il quadro delineato. Gli aspetti culturali di tipo villanoviano nel rituale e nel repertorio materiale che caratterizzano la Prima Età del Ferro di Pontecagnano e Capua sono oggi ben conosciuti, attraverso l’edizione delle principali necropoli e per Capua recentissime scoperte, in primo luogo il sepolcreto del Nuovo Mattatoio . Il periodo tra l' Orien¬talizzante Antico e Medio (ultimo quarto dell' VIII-metà /terzo quarto VII sec.a.C.), rappresenta un momento di straordinaria fioritura, attraverso un'evidenza ampia e ricca restituita soprattutto da Pontecagnano con la straordinaria evidenza offerta dalle tombe ‘principesche’ 926-928 e 4461 (o della “maschera equina”) e ora dalla parziale edizione della tomba della ‘principessa’ 2465, espressione di gruppi gentilizi antagonisti. L’evidenza fornita dalla cultura materiale oggi è comprovata dalla documentazione epigrafica. Proviene da Pontecagnano la più antica iscrizione etrusca in Campania, la prima a documentare nella regione l’adozione della formula onomastica bimembre con l’indicazione di un gentilizio di chiara origine etrusca (‘mi mulu venelasi velchaesi rasuniesi’). La fisionomia della composita cultura materiale configura per Pontecagnano e Capua tra la fine della Prima Età del Ferro e l’Orientalizzante un ruolo di primo piano in ambito tirrenico e mediterraneo: Un secondo snodo cruciale per la storia delle componenti etrusche in Campania è il periodo arcaico, è identificato tradizionalmente con la cd. seconda ‘etruschizzazione’ della Campania. Tale fenomeno può essere oggi considerato manifestazione di una forma diffusa di omologazione culturale piuttosto che un processo di colonizzazione: in questa ottica il termine ‘etruschizzazione’ fa riferimento alla funzione strutturante e al rinnovato ruolo propulsore svolto dalle componenti etrusche in una fase nevralgica per la storia della regione, in cui giunge a compimento il lungo percorso poleogenetico iniziato nel periodo precedente. In modo ancora più evidente rispetto alle fasi più antiche l’apporto etrusco in Campania sembra aver creato le condizioni per l’affermazione di una ‘cultura meticcia’ basata sulla elaborazione di un patrimonio culturale comune che rafforza i legami tra le aristocrazie greche, etrusche e indigene. La profonda integrazione delle èlites, testimoniata dall’evidenza archeologica ed epigrafica, pertanto, sembra travalicare in questa fase le differenze etniche, segnando una tappa fondamentale nel processo di formazione di una identità del mondo campano compiutamente realizzata nel corso del V sec. L’influenza culturale etrusca si manifesta in tre aspetti principali che investono l’intero territorio regionale, al di là dei limiti tradizionalmente assegnati alla componente etrusca in Campania: -un ampio processo di inurbamento e aggregazione insediativa; -l’inizio della produzione locale del bucchero e l’espansione su scala regionale; -la diffusione della scrittura etrusca anche nelle aree di tradizione indigena. In questa temperie si inserisce l’elaborazione di un‘sistema campano’ nell’edilizia pubblica, risultato della sinergia tra componenti etrusche, greche e indigene.. Il processo di urbanizzazione e il rinnovato interesse etrusco verso la Campania si manifestano non soltanto in quei centri che rappresentano la continuità delle componenti etrusche in Campania- Capua e Pontecagnano– ma soprattutto determinano la formazione di una nuova rete di insediamenti in aree precedentemente non urbanizzate: la penisola sorrentina (Sorrento,Vico Equense, Stabiae); l’agro nolano (Nola); la Valle del Sarno, dove l’accentramento urbano avviene nell’ambito di un processo sinecistico che comporta il contemporaneo esaurimento degli antichi villaggi agricoli e fluviali dell’Età del Ferro (S.Marzano, S.Valentino Torio, Poggiomarino) e la riaggregazione nelle città di Nocera e Pompei. E’ stato identificato con l’etrusca Marcina l’insediamento di Fratte di Salerno fondato alla foce dell’Irno, in posizione di controllo di vie marittime e percorsi interni. Nella Campania settentrionale, a partire da Capua - per tutta l’età arcaica la principale città etrusca della Campania - l’ urbanizzazione si estende alle vicine Suessula e Calatia. Come è noto è l'asse Cuma-Capua, simboleggiato nella cultura materiale dal "sistema campano" di rivestimento architettonico a rivestire una importanza determinante nella storia della Campania fino alla conquista italica della fine del V sec.
2012
978-88-2034870-0
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